E' difficile raccontare del proprio figlio, perché gli occhi di una madre vedono sempre attraverso un grande amore e tendono a trascurare i difetti, ma io cercherò di essere il più obiettiva possibile nel descrivervi Pierluigi.

Secondo figlio, molto atteso ed amato, nacque il 31 dicembre 1979, portatore purtroppo della sindrome di Prader Willy, una rara anomalia cromosomica che lo costrinse a continue rinunce e sofferenze e a più interventi chirurgici rivelatisi non risolutivi.

Il dolore per le sofferenze inguaribili di un figlio ti dilaniano il cuore e viene spontaneo pensare che ogni giorno si muoia un po' dentro. Eppure con Pierluigi non fu proprio così: il suo carattere estroverso, la disponibilità istintiva ad amare il prossimo, il suo riuscire ad essere sereno, accettando ogni disagio fisico nella piena consapevolezza di un significato profondo all'interno del Disegno Divino, comunicarono una gioiosità ed una voglia di vivere difficilmente raggiungibili nella salute.

E' pur vero che, alle volte, la sua esuberanza poteva risultare eccessiva, anche i capricci non sono mancati nella sua infanzia, come per ogni bambino, rendendolo almeno in questo uguale agli altri . per tutto il resto non lo era!

Speciale e di esempio per noi familiari e per chi lo conobbe fu la sua capacità di accettare la sua condizione di vita, pur sempre come un dono prezioso di Dio e, per questo, degna di essere vissuta con gioia. Particolarmente amato dall'ambiente sanitario anche per la sua "irriverente" simpatia durante i suoi frequenti ricoveri, il suo esempio di vita è stato per me un aiuto a maturare, trasformando il dolore in qualcosa che non so descrivere, ma che mi ha profondamente cambiata, rendendomi migliore.

Ricordo le sue iperboli verbali, accompagnate da risate fanciullesche, i suoi abbracci improvvisi, il suo consolarmi nei momenti difficili . Lui, il nostro luminoso "Sole", al quale ci volgevamo come dei girasoli. Di tutto questo io e i miei familiari ringraziavamo Dio e soprattutto per averci donato la forza di affrontare un lungo arco di anni di difficoltà pratiche e psicologiche, che avrebbero schiacciato qualsiasi persona.

A fianco di nostro figlio, e per l'altro nostro figlio a fianco del fratello, ci siamo donati a lui con immenso amore nel portare a termine la sua pesantissima prova, conclusasi il 30 marzo 2004, all'età di ventiquattro anni, quando è ritornato alla Casa di Nostro Padre.